30 Luglio 2021
Microplastiche nei fiumi: il Tevere tra i più inquinati d’Italia

Sono stati presentati da Legambiente e BNL Gruppo Paribas i risultati del monitoraggio delle acque del progetto Zero plastica in mare, che analizza lo stato di salute dei corsi d’acqua e, di conseguenza, dei mari in cui sfociano. L’obiettivo di questo progetto è quello di liberare mare e fiumi da almeno 15 tonnellate di plastica, ovvero oltre 340 mila bottiglie e contenitori. Sono stati osservati 11 fiumi a livello nazionale, tra cui il Tevere che si rivela quello con la densità di microplastiche più elevata, pari a 1,14 microparticelle/m3.
Dagli studi eseguiti emerge che la maggior parte delle microplastiche rinvenute si trovano nelle stazioni poste a valle dei fiumi di zone densamente popolate o di attività agricole, che poi arrivano al mare attraverso la corrente dei corsi d’acqua dolce. Dalla natura di queste plastiche si conferma una presenza predominante di due polimeri maggiormente usati anche a livello industriale: il propilene e il polietilene.
Il campionamento nei fiumi è avvenuto da stazioni fisse e utilizzando la rete “manta”, ovvero una rete costituita da un corpo metallico, costruito appositamente per rimanere sulla superficie dell’acqua, da cui si diparte il cono di rete a maglia ultrafine da 300 micrometri e un raccoglitore finale. Questa rete è capace di filtrare grandi volumi di acqua e trattenere il materiale solido, che si accumula nel raccoglitore dal quale viene poi recuperato.
Dal monitoraggio fatto emergono dati interessanti riguardante la fonte dei rifiuti trovati. Il 22% sono imballaggi di diversi materiali, vetro, metallo, plastica e carta; il 19% sono legati alla cura personale, come salviette umidificate, assorbenti, guanti e mascherine usa e getta; il 10% sono rifiuti che provengono da abitudini dei fumatori, principalmente mozziconi di sigaretta, ma anche accendini e imballaggi dei pacchetti.
Alla luce di questi dati, risulta sempre più chiaro quanto sia necessario adottare piani per ridurre i prelievi e i carichi inquinanti rispettando il deflusso minimo vitale delle acque, assieme a misure di riqualificazione delle sponde, rendendo i fiumi sempre più veri corridoi ecologici naturali, sia a livello urbano sia a livello industriale, al fine di preservare la salute dei fiumi e, di conseguenza, dei mari in cui sfociano.