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6 Agosto 2020

Depurazione delle acque reflue: l’UE mette in riga l’Italia

L’11% dei cittadini italiani non è ancora raggiunto dal servizio di depurazione delle acque reflue. La notizia arriva dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, in audizione alla Commissione bicamerale Ecomafie per rendere nota la situazione delle acque reflue in Italia. Per questo motivo, il nostro Paese negli anni ha subito ben 4 procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea.

La Penisola, infatti, è divisa in 3.144 agglomerati per la gestione delle acque. Tra questi, ben 900 sono oggetto di procedure europee.

Secondo la relazione del Ministro, è la Sicilia la regione con i maggiori problemi di depurazione delle acque, con 251 agglomerati sottoposti a procedura di infrazione, seguita dalla Calabria con 188, dalla Lombardia con 130 e dalla Campania con 117.

Com’è facile immaginare, queste procedure non solo tratteggiano i contorni di una situazione poco lusinghiera per l’Italia, bensì evidenziano scarsa sicurezza sia nei confronti dei cittadini, che magari non sanno di abitare in zone non adeguatamente servite da un sistema fognario efficiente o depuratori funzionanti, sia nei confronti dell’ambiente, che probabilmente ne paga il prezzo più caro.

Mettere in sicurezza queste situazioni non è una priorità soltanto a livello burocratico, ma soprattutto per evitare che i nostri mari e il nostro territorio subiscano gli effetti negativi dello sversamento di acque inquinate. Per far fronte a questa emergenza, quindi, da più parti arriva la richiesta di modificare il testo unico per l’edilizia, per vietare il rilascio di concessioni edilizie nel caso in cui i progetti non prevedano la realizzazione o la regolarizzazione degli abitati con le norme sulla depurazione delle acque.

Si tratta sicuramente di un percorso lungo e complesso, ma che deve necessariamente compiersi affinché i cittadini e l’ambiente possano davvero essere al sicuro.